lunedì 4 ottobre 2010

Da Prometheus numero 1 - settembre 2010

La storia infinita
Il precariato scolastico in Italia

di Stefano Micheletti

Il precariato nella scuola è sempre esistito. L’avvio all’insegnamento è sempre stato caratterizzato dalle prime supplenze e via via dall’accesso al ruolo. Tutti lo consideravano una sorta di tirocinio, nel bene o nel male, necessario. Ma negli ultimi lustri il precariato si sta sempre più connotando, nella scuola, ma nel mercato del lavoro in generale, non più come un periodo iniziale e transitorio della vita professionale, ma come una sorta di condizione esistenziale, la precarietà a vita appunto. Tant'è vero che ormai le notizie di docenti e non docenti ultrasessantenni, che vanno in pensione senza vedersi trasformare il contratto da tempo determinato a indeterminato, non destano più clamore. Chi poi entra in ruolo dopo moltissimi anni da supplente in realtà condurrà per sempre una vita – dal punto di vista del reddito – precaria: avrà una “carriera” precaria (ai sensi della ricostruzione della carriera, infatti, solo i primi 4 anni pre-ruolo sono riconosciuti interi, il resto per i due terzi), ma soprattutto avrà una pensione da fame, viste le settimane estive non coperte dai contributi, a parte quelli “figurativi” dell’indennità di disoccupazione.
Vediamo come e perché siamo arrivati a questo. Partiamo da un articolo di Tuttoscuola del 6 settembre scorso.
Virtualmente le assunzioni in ruolo dovrebbero essere effettuate su tutti i posti vacanti. Ma non si tratta di un adempimento automatico da parte dell'Amministrazione scolastica, perché la legge 449/1997 dispone che le assunzioni devono essere autorizzate dalla Presidenza del Consiglio sentito il Ministero dell'Economia e Finanze. In questo modo, se il numero delle immissioni in ruolo non copre i posti lasciati liberi per pensionamento (è successo nei primi anni di questo decennio), occorre ricorrere alla nomina di docenti con contratto a tempo determinato. Se non vi sono autorizzazioni di assunzioni (è capitato per due anni nel 2002/03 e nel 2003/04), ovviamente il livello di docenti con contratto a tempo determinato si alza in modo preoccupante. Due altri fattori hanno inciso sensibilmente in modo concomitante sull'aumento dei docenti con contratto a tempo determinato in quel periodo: sostegno in deroga e scompenso tra organico previsionale e quello di fatto. Sostegno: vi è stato l'aumento costante del numero di posti di sostegno in deroga (da riservare per legge solo al personale a tempo determinato), più che raddoppiato dal 98/99, quando era sotto le 20mila unità e arrivato a quasi 47mila nel 2006-07. Riguardo a organico di diritto (previsionale) e situazione di fatto, nel 2006-07 - ad esempio - vi è stata una differenza di quasi 2.500 classi in più (erano state previste 375.722 e ne sono state attivate effettivamente 378.034) che hanno comportato 7-8 mila nomine precarie in più. Il resto, come era sempre avvenuto in quegli anni, lo ha fatto il turn over. Insomma, una politica degli organici dipendente dalle ragioni di bilancio ha compromesso la stabilizzazione nella scuola e alimentato le nomine precarie, a danno della continuità educativa e della qualità dell'offerta formativa, soprattutto nella scuola secondaria Prima del 2000 docente precario voleva dire soprattutto professore di scuola secondaria superiore con contratto a tempo determinato, perché negli altri settori l'incidenza di insegnanti non di ruolo era poco più che fisiologica. Dal 2001-02 anche nella scuola media aumenta sensibilmente la presenza di docenti precari, raggiungendo in breve tempo le stesse percentuali di professori precari della secondaria superiore [...].
Insomma, gli sproloqui della Gelmini, ma anche degli esponenti della parte politica oggi non al governo (abbiamo un certo pudore nello scrivere “all’opposizione”), sulle graduatorie dei precari ingrossate artificialmente o da sistemi di formazione e reclutamento inefficaci che hanno creato il mostro, sono fandonie: il nocciolo della questione è che il precariato c’è, perché si tratta di una questione di SFRUTTAMENTO. La L 449/97, con la quale si dispone che le assunzioni nella scuola devono essere autorizzate volta per volta dal Ministero dell’Economia, è la legge finanziaria del 1998. Alla presidenza del Consiglio dei Ministri c’è Prodi, al Ministero del Tesoro Ciampi e alle Finanze Visco. Sono gli anni in cui si favoleggia sulle magnifiche sorti e progressive della flessibilità. Gli anni in cui D’Alema proclama la fine del “posto fisso”, in cui Berlinguer e Bassanini preparano l’avvento della cosiddetta autonomia scolastica, all’insegna della flessibilità e dell’aziendalizzazione della scuola. Sono gli anni del “pacchetto Treu” che introduce nel mercato del lavoro innumerevoli forme di contratti flessibili e precari, dispositivi poi peggiorati dalla L 30 varata dal centrodestra.
Le assunzioni in ruolo avvengono sui posti vacanti di organico di diritto, che però non corrispondono mai all’organico di fatto necessario per garantire il servizio scolastico. E negli ultimi anni la forbice tra odd e odf si è sempre più allargata. Qualcuno ricorda ancora le polemiche innescate dalle associazioni di precari della scuola sulla pubblicazione di un carteggio tra l’allora (1997) ministro delle Finanze Visco e l’allora ragioniere generale dello Stato Monorchio, in ordine alla preparazione/discussione della legge finanziaria per il 1998. In questo carteggio Visco sosteneva candidamente che nella scuola conveniva mantenere il maggior numero possibile di posti in odf, senza stabilizzarli in odd, perché, essendo i posti di fatto occupati da personale con contratto a tempo determinato, il RISPARMIO per l’Amministrazione sarebbe stato notevole.
Come sappiamo, i supplenti fino al termine delle attività didattiche - la maggioranza - sono occupati sui posti di fatto e non percepiscono lo stipendio nei mesi estivi, mentre tutti, anche i supplenti annuali che percepiscono lo stipendio in estate, non godono della progressione di carriera. Mediamente, al lordo, per ogni contratto a td rispetto a ogni contratto a ti, il risparmio allora ammontava a 14 milioni di £. Calcoli e tabelle erano pubblicati nelle relazioni tecniche allegate alla L 449/97 che ha abolito l’automaticità delle assunzioni sui posti vacanti, vincolandole all’autorizzazione del Ministro dell’Economia.
Anche nel dicembre 2006, quando è varata la Finanziaria 2007 che prevede un piano di fattibilità triennale per l’immissione in ruolo di 150mila docenti e 20mila Ata, poi divenuti 30mila, è premier Prodi, Ministro dell’Economia e delle Finanze un altro banchiere, Padoa Schioppa. Molti all’epoca cercarono di smontare quella che era una "promessa", visto che annualmente le immissioni in ruolo avrebbero dovuto avere l’autorizzazione di Schioppa. Il piano fu anche criticato perché in realtà era compatibile con le politiche dei tagli agli organici (confermate nel Quaderno Bianco sulla Scuola del Ministro Fioroni pubblicato nel settembre del 2007) e con le previsioni sui pensionamenti. In realtà le 150mila assunzioni in ruolo in 3 anni avrebbero solo garantito il turn-over, anche al netto dei tagli previsti (che non si scostavano molto da quelli della L 133/08: Gelmini ha sempre a ragione sostenuto che i numeri dei suoi tagli provenivano dal Quaderno di Fioroni). E non avrebbero comunque risolto il problema del precariato nella scuola. Calcoli e tabelle pubblicati nelle relazioni tecniche illustrative allegate alla legge finanziaria del 2007 dimostravano l’assoluta compatibilità del piano di assunzioni. Anzi, con il graduale ripristino del turn-over l’Amministrazione risparmiava notevolmente, in quanto un docente in pensione arriva al massimo di carriera e di stipendio tabellare corrispondente, mentre un neo-assunto prende servizio a livello 0 di carriera e di stipendio. Comunque, nonostante il graduale piano di assunzioni sui posti vacanti di odd, sarebbero rimasti in odf migliaia di posti su cui collocare supplenti fino al termine delle attività didattiche, retribuiti mediamente 9.000 € in meno l’anno del personale a tempo indeterminato.
Coloro che criticarono il piano delle 150mila assunzioni sostenevano invece perlomeno l’assunzione su tutti i posti disponibili, abrogando quella norma della L 449/97 che Prodi stesso aveva fatto inserire su indicazione del "vampiro" Visco. In tutti gli anni dal 1998 in poi, infatti, le assunzioni sono state autorizzate con il contagocce e per una risibile percentuale dei posti vacanti di odd. Anche per questo anno scolastico, nonostante i tagli straordinari della L 133, i posti vacanti di odd del personale docente ammontavano a 30mila unità, ma ne sono stati assunti solo 10mila; per non parlare degli ATA (1 su 2 ha un contratto a td): a fronte di migliaia e migliaia di posti vacanti, ne sono stati assunti solo 6.500. Romano Prodi, al governo nel 2006-08, per avviare la risoluzione del problema del precariato nella scuola avrebbe potuto non inserire nella legge finanziaria piani di fattibilità (promesse), ma semplicemente abrogare una norma che Prodi Romano aveva varato nel 1997. Ma probabilmente neppure il centrosinistra intende rinunciare allo sfruttamento dei precari della scuola.
Oggi, in questo clima incerto, in cui possibili elezioni e promesse elettorali scandiscono i tempi della politica, sostenere, in alternativa ai tagli Gelmini-Tremonti e alla mattanza dei nostri fratelli precari meridionali (al Sud i tagli non sono stati attenuati da pensionamenti e aumento degli studenti), il vecchio piano di Prodi delle 150mila immissioni in ruolo significa un’ulteriore presa in giro. Se proprio dovete promettere qualcosa, promettete di abrogare la norma della L 449/97, ripristinando l’AUTOMATICITÀ delle ASSUNZIONI su tutti i posti disponibili.

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