venerdì 24 settembre 2010

Prometheus numero 1

Segnaliamo l'uscita del numero 1 di Prometheus, interamente dedicato al precariato: storia, sviluppi, soluzioni. Prometheus è un progetto di LAS Milano e RP Veneto. Saremmo grati a chi volesse diffonderlo nelle scuole della propria città. Di seguito, l'editoriale.


Precari, a tempo indeterminato


“Precari in sciopero della fame”, “esplode la rabbia dei precari”, “precari in vendita su e-bay” titolano i giornali e i siti delle ultime settimane. Etichetta ormai in uso nel linguaggio politico e giornalistico, quella del lavoratore precario sembra non tener minimamente conto della corrispondenza tra segno e senso. Sì, perché la precarietà del lavoro è ormai diventata una condizione stabile e strutturale, persino o soprattutto nella scuola statale. E il senso di questo aggettivo sostantivato, che contempera i due significati di revocabilità e transitorietà, sembra aver perso ogni addentellato con la realtà economica e giuridica di migliaia di lavoratori della scuola. “Revocabile”, “a discrezione d’altri” e quindi “malsicuro”, “passeggero” recita infatti il dizionario al lemma precario. Ma il precario sa che la sua precarietà è a tempo indeterminato. E precisamente dal 1997, da quando cioè è stata cancellata l’automaticità delle immissioni in ruolo.
Ma ulteriori minacce si profilano all’orizzonte. Uscita indenne dal pacchetto Treu, che introdusse nuove tipologie contrattuali come la collaborazione coordinata continuativa, e dalla legge Biagi che ne ha istituite di nuove, anche la scuola inizia a sperimentare e progettare forme contrattuali flessibili. Se da un lato infatti si trova a fare i conti con un precariato cresciuto a dismisura per questioni di mero risparmio, dall’altro ha recentemente collaudato in alcune Regioni forme di lavoro ultraflessibile e sottopagato, in deroga al CCNL, come falsa risposta alla disoccupazione prodotta dalla L 133/08. Non basta: la proposta di legge Goisis allo studio della Commissione cultura, oltre a prevedere quelle forme contrattuali flessibili di assunzione e d’impiego contemplate dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell’impresa, già previste per alcuni profili lavorativi negli istituti tecnici e professionali e confermate dal recente Riordino delle superiori, introduce contratti pluriennali, da 5 a 10 anni, eventualmente confermabili. Il motivo? Risparmio, solo risparmio, perché se un precario costa in media 9mila € in meno l’anno, un lavoratore a progetto costerà ancor meno. Ricattabili, fungibili, flessibili, così saranno i futuri insegnanti di una scuola sempre più votata alla formazione di forza lavoro o mente d'opera precaria. E alla loro formazione il governo sta già pensando, visto che è di pochi giorni fa lo schema di DM sulla formazione iniziale. Sbandierata come innovativa, la futura formazione altro non è che una riedizione in versione ridotta delle vecchie SSIS. In attesa del decreto sul reclutamento, resta il fatto che si voglia eludere ancora il problema di fondo, cioè il diritto all’assunzione dei precari, sancita dal Consiglio dell’UE e riconosciuta da molti Giudici del lavoro, ma vincolata all’autorizzazione preventiva del MEF.


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