sabato 28 agosto 2010

Cominciamo con il piede giusto: VADEMECUM della non collaborazione per lavoratori precari e di ruolo

A due anni dall’approvazione della L133 il disegno di smantellamento della scuola statale avanza senza tregua. Aumento degli alunni per classe, riduzione di orari e servizi di istruzione, ritorno del maestro unico, “contro-riforma” delle superiori sono i tasselli per ora sistemati. Ancora allo studio invece due progetti di legge targati Pdl e Lega (593/08 Aprea e 3357/10 Goisis), che portano a compimento il percorso dell’autonomia scolastica iniziato nel ‘97, riscuotendo l’approvazione del maggior partito di opposizione, e rafforzano la deriva aziendale e autoritaria della scuola pubblica. La legge Brunetta, d‘altra parte, ha sancito la compressione salariale, essenziale al consolidamento delle logiche aziendali, la divisione economica dei dipendenti pubblici, il rafforzamento dell’istanza dirigenziale, l’erosione dei diritti dei lavoratori.
Le 10mila assunzioni di docenti e le 3mila di Ata previste quest’anno non coprono neppure il numero del personale che andrà in pensione dal primo settembre. Tanti docenti e Ata precari lo scorso anno non hanno lavorato, altri non lavoreranno quest’anno e per molti l’anno prossimo sarà l’ultimo di lavoro nella scuola. Se i precari non trovano visibilità, non si danno forme di auto-organizzazione e di lotta subito, non coinvolgono i colleghi di ruolo nella difesa dei diritti di tutti i lavoratori della scuola, il loro destino è segnato: saranno espulsi definitivamente, anche dopo quindici anni di servizio, oppure retrocessi a una precarietà ancora più profonda, fatta di “praticantato” e “contratti a prestazione d’opera” stipulati direttamente con il Dirigente scolastico, indipendentemente da qualsiasi graduatoria pubblica trasparente.
Per dar nuova linfa alla prospettiva del conflitto, affinché la solidarietà tra lavoratori superi le logiche clientelari e competitive della scuola-azienda, affinché l’esperienza dello sciopero degli scrutini del giugno scorso, l’organizzazione comune, la solidarietà attiva, l’assunzione della responsabilità diretta nel quadro di una lotta comune diventino strutturali, cominciamo insieme l’anno scolastico con il piede giusto. Se non ora, quando?
1. BOICOTTAGGIO DELLO STRAORDINARIO: continuiamo la campagna per convincere i docenti di ruolo e non a NON ACCETTARE SPEZZONI ORARI COME STRAORDINARIO FINO ALLE 24 ORE SETTIMANALI. Sono ore di lavoro portate via ai precari, sono controproducenti per tutti, perché non si può accettare il cottimo per avere uno stipendio decente! Gli insegnanti italiani sono sottopagati e lavorano tanto quanto i colleghi europei. La campagna mediatica sui docenti fannulloni serve a istillare sensi di colpa e vergogna e a legittimare il piano di tagli indiscriminati alla scuola pubblica.
2. BOICOTTAGGIO DEI CORSI DI RECUPERO: decine di migliaia di docenti precari sono stati licenziati a fine anno, con la prospettiva di non lavorare più nella scuola, e l’Amministrazione pretenderebbe di far svolgere loro i corsi di recupero ex OM n.°92. Prima forma classi di oltre 30 alunni, dove è impossibile un normale insegnamento-apprendimento, e poi pretende che con corsi di max. 15 ore gli allievi possano recuperare i debiti! I corsi di recupero servono poco agli studenti: NON FACCIAMOLI, lasciamoli a supplenti esterni che quest'anno non hanno lavorato.
3. BOICOTTAGGIO DEGLI ACCORDI STATO-REGIONE: non sono normati dal CCNL; prevedono 36 ore lavorative retribuite come 18; il 60% dello stipendio è rappresentato dall’indennità di disoccupazione ordinaria comunque percepita; non prevedono ferie e malattia pagate; non danno punteggio al personale non incluso nelle graduatorie a esaurimento e permanenti. Si basano sulla piena conferma dei tagli agli organici e dei licenziamenti, rendono il personale docente ancora più precario, avviano la regionalizzazione del sistema scolastico nazionale. Perciò, RIFIUTIAMO DI SOTTOSCRIVERLI, oppure, se necessario, atteniamoci strettamente a quanto prevedono: svolgiamo solo le attività straordinarie per cui ci si è dichiarati disponibili (se non ho barrato la casella “inserimento e accompagnamento studenti con disabilità”, mi rifiuterò di svolgere questa mansione), accettiamo solo i giorni di supplenza previsti dall’accordo, rifiutiamoci di servire da “tappabuchi”.
4. NON COLLABORAZIONE dei lavoratori precari e di ruolo:
- niente attività che non rientrano nel mansionario per il personale ATA;
- niente gite scolastiche, visite d’istruzione, attività extra non obbligatorie;
- niente supplenze “tappabuchi”;
- non accettiamo, come “ospiti”, gruppi di alunni di classi smembrate per assenza docente, dal momento che non si chiamano più supplenti e non ci sono ore a disposizione per la riconduzione delle cattedre a 18 ore;
- non accettiamo eventuali funzioni aggiuntive, come commissioni, coordinatore e segretario verbalizzatore nei consigli di classe;
- non accettiamo un’ora in più rispetto a quelle stabilite dal contratto: rendiamoci indisponibili a supplenze, atteniamoci alla didattica essenziale e necessaria intra aula, asteniamoci da quella extra aula.
Rendiamo pubbliche, in ogni occasione e in ogni sede ufficiale possibile, queste prese di posizione e le loro motivazioni, soprattutto nei consigli di classe aperti ai genitori.
5. Chiamiamo i Vigili del Fuoco in ogni situazione di classi superaffollate. La manovra del Governo prevede di arrivare anche più di 32 alunni per classe: ricordiamo che classi composte da più di 25 studenti violano il DM 26 Agosto 1992 “norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica”, art. 5 “misure per l’evacuazione in caso di emergenza”. Oltre alla prevenzione incendi, permangono le norme della L626/1994 e gli standard indicati nel DM 18/12/75 ai quali il DS deve attenersi nella formazione delle classi:
– scuole dell’infanzia, primaria, secondaria di I grado: 1,80 mq per alunno;
– scuola secondaria di II grado: 1,96 mq per studente;
– altezza minima dell’aula non inferiore a 3 m.
6. Gli scioperi, pur necessari, non sono la sola forma di lotta possibile: ce ne sono altre, meno costose, ma efficaci. Dobbiamo trovare, anche con azioni eclatanti, momenti di visibilità, per denunciare lo sfruttamento e la discriminazione dei precari.
– Organizziamo, davanti alle scuole e nelle piazze, BANCHETTI INFORMATIVI sulla questione precariato/precarizzazione e sulla rivendicazione di uguali REDDITO, DIRITTI E DIGNITÀ per i lavoratori precari;
– esercitiamo PRESSIONE POLITICA nei confronti dei parlamentari dei collegi elettorali di appartenenza, affinché presentino in Parlamento interrogazioni sulla vergognosa condizione dei precari della scuola e sul loro futuro occupazionale;
– continuiamo nella passione dell’insegnare, ma DEPONIAMO I PANNI DEL MISSIONARIO per riconoscerci addosso materialmente quelli dello sfruttato: presentiamoci in classe, nei collegi docenti, negli OOCC e ai colloqui con i genitori con la coccarda “precario sfruttato”, aprendo la campagna “ad uguale lavoro uguale diritti”, per ricordare a tutti che l’Amministrazione risparmia, con lo sfruttamento dei supplenti (tra stipendi estivi mancanti, progressione di carriera inesistente, ritardi nelle nomine), mediamente in un anno 8.000 € per addetto rispetto al personale di ruolo, anche se la prestazione professionale è la medesima.

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