martedì 20 luglio 2010

Piattaforma programmatica LAS Milano

Un movimento auto-organizzato di lavoratori della scuola deve partire dalla consapevolezza dell’intima coerenza di questo progetto, che stringe in un solo fascio licenziamenti, precarizzazione, gerarchizzazione, disciplinamento e sottomissione della scuola a logiche competitive e mercantili. È un progetto incentrato sulla precarietà: del posto di lavoro, dei diritti, del salario. I lavoratori precari si trovano nella posizione più difficile, ma la loro condizione riguarda tutti. La scomparsa del loro posto di lavoro va di pari passo con la contrazione degli organici e con l’aumento degli studenti per classe, che peggiorano le condizioni di lavoro di tutti. L’innalzamento progressivo dell’età pensionabile allontana la prospettiva del pensionamento e la possibilità del ricambio generazionale nella scuola. La precarietà dei diritti diventa la cifra complessiva del sistema scolastico: l’introduzione, con la legge Brunetta, del licenziamento per scarso rendimento; lo scippo, per un lavoratore su quattro, del salario accessorio; la divisione dei docenti in tre categorie, l’una subordinata all’altra, con grave rischio per la libertà d’insegnamento e di opinione, sono tutti provvedimenti che renderanno i lavoratori più deboli, divisi, ricattabili. È il mondo dell’azienda che si fa strada nella scuola, con le sue gerarchie, il servilismo e le pratiche clientelari.
L’unica risposta adeguata a questo disegno è la ricomposizione dell’unità tra i lavoratori, precari e di ruolo, e la riscoperta del conflitto nei luoghi di lavoro. La stessa impostazione della scuola dell’autonomia, aperta al mercato, alla costante ricerca della soddisfazione del cliente, ha condotto i docenti ad acquisire una mentalità missionaria, che spesso li spinge a sopperire, con lo sforzo individuale, alle falle aperte nel sistema scolastico dalla riduzione degli organici e dalla contrazione delle risorse. Questa prospettiva deve essere ribaltata; i lavoratori, le cui condizioni di lavoro diventano sempre più difficili, hanno il diritto e il dovere di boicottare, in ogni modo possibile, il processo in corso. Dal blocco delle adozioni dei libri di testo a quello delle gite, dalla cessazione di tutte le attività extra-curricolari al rifiuto di sottoscrivere i Patti territoriali, sono diverse le forme che la strategia della non collaborazione e del boicottaggio attivo può assumere.L’enorme successo dello sciopero degli scrutini nelle scuole secondarie di secondo grado ha recentemente mostrato l’efficacia di questa strategia. Indetto dal sindacalismo di base su pressione dei coordinamenti auto-organizzati dei lavoratori precari, esso ha registrato un’adesione molto superiore a quella usualmente raggiunta dai tradizionali scioperi promossi dalle medesime OOSS. Ciò che più conta, lo sciopero degli scrutini ha riattivato la solidarietà tra i lavoratori della scuola: sono state create casse di resistenza, si sono organizzati i turni di sciopero, in alcuni casi si sono rivisti, dopo molti anni, scioperi a staffetta. Alla dispersione delle scelte individuali, che sono spesso alla base dell’adesione agli scioperi tradizionali, è subentrata l’organizzazione collettiva, la solidarietà attiva, l’assunzione della responsabilità diretta nel quadro di una lotta comune. Questo è lo spirito in cui ha senso lavorare, se si vuole ricostituire, al di là delle divisioni interne prodotte dalla ristrutturazione del sistema scolastico, l’unità tra i lavoratori. Lo sciopero degli scrutini ha anche mostrato la fecondità della collaborazione tra docenti precari e docenti di ruolo: se i primi hanno spinto i sindacati ad indire lo sciopero e lo hanno attivamente preparato, i secondi hanno contribuito alla sua riuscita grazie alla massiccia partecipazione. Questa unità, realizzatasi anche per la concomitante discussione di una legge finanziaria particolarmente gravosa per i dipendenti pubblici, deve però superare la contingenza e l’estemporaneità per diventare strutturale, se il movimento a difesa della scuola pubblica vuole raggiungere i suoi obiettivi.


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